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10/05/2020
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“Qual è il tuo colore preferito?” – chiese una voce calma ma stranamente intimidatoria.
Una ventina di uomini erano in piedi davanti a lui. La stanza era quasi completamente buia, illuminata solo dalle luci del flash attaccate alle loro pistole.
Avevano svolto diverse missioni prima, alcune anche in zone di guerra, ma non avevano mai avuto un contratto del genere. Il loro obiettivo era una sola persona, un adolescente con i capelli bianchi. La cosa strana non era quello che dovevano fare, dato che prendevano quasi ogni lavoro se veniva pagato abbastanza bene. Era come dovevano farlo.
Se qualcuno assume così tanti mercenari per uccidere una sola persona, si deve essere qualcosa di strano.
“Qual è il tuo colore preferito?” – ripeté la sua domanda, senza guardare nessuno, come se stesse parlando da solo.
Si avvicinarono di qualche passo e lo circondavano completamente, puntando le luci direttamente su di lui.
“Più facile del previsto” – pensò il capo, alzando lentamente la mano, dando il comando di sparare. Centinaia di proiettili saettarono nell’aria, tutti colpendo il loro obiettivo.

Dopo alcuni secondi smisero di sparare, il ragazzo giaceva immobile a terra.
“Vai e controlla se è morto!” – il capo ordinò l’uomo alla sua destra.
Il ragazzo si avvicinò al corpo senza vita, toccando la sua carotide per verificare la loro uccisione. Nessun impulso, segnalò con un segno a mano.
Si voltò per tornare alla sua posizione… e poi accadde.
Contemporaneamente tutte loro luci si spensero. Un urlo di morte echeggiò nella stanza, poi un altro e un altro ancora. Panico. I soldati hanno iniziato a sparare, non colpendo il loro nemico nulla tranne che i loro compagni. Uno dopo l’altro vennero uccisi da un proiettile o dal loro nemico invisibile.
Improvvisamente, silenzio.
Le luci si riaccesero. Un uomo solo era seduto in un angolo. Il suo corpo tremava.
Vide una stanza dipinta di sangue, un ragazzo in piedi al centro di essa, che rideva, danzava.
Una voce inimmaginabilmente allegra cantava “Amo il rosso, amo il ROSSO“.
Un ultimo grido e tacque di nuovo.

(Kreenetic)
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